📌 27 febbraio: Giornata Mondiale dell’orso polare
Ancora una volta il WWF ci ricorda l’importanza di prenderci cura, dal singolo alla comunità (mondiale), di una problematica ormai diventata insostenibile: il riscaldamento globale.
Il simbolo della crisi climatica (l’orso polare oggi si aggira dai 16mila ai 31 mila individui) dipende dalla presenza di ghiaccio marino che un tempo si estendeva dal Polo Nord alla Baia di Hudson meridionale, dove nello specifico in 5 anni dal 2011 al 2016 si è passati da 943 a 780 animali.
E il processo non si arresta!
“Nel novembre 2020, mese in cui il ghiaccio dovrebbe espandersi e irrobustirsi per permettere agli orsi polari di cacciare, si è assistito al fenomeno opposto: il ghiaccio della baia che si era appena formato si è frammentato a causa di temperature troppo alte.”
Un disastro preannunciato di cui siamo responsabili senza scuse.
Fa strano pensare che la sopravvivenza del più grande (e maestoso) carnivoro terrestre del Pianeta, sulla carta un animale davanti a cui tutti tremerebbero (forse a esclusione di Leonardo di Caprio in Revenant, ma solo con la promessa di un Oscar), sia messo gravemente a rischio dall’uomo.
“Se il riscaldamento globale continuasse con il trend attuale, nel 2035 il mare Artico potrebbe essere privo di ghiacci nei mesi estivi e l’orso polare non avrebbe più il suo habitat: costretto a vivere in superfici sempre più ridotte e con un numero di prede sempre minore, rischierebbe di sparire per sempre”.
Nel nostro piccolo, ci sono due cose che possiamo fare oltre ovviamente a seguire “i comandamenti” del cittadino responsabile (abbassa, spegni, ricicla, cammina): adottare simbolicamente un individuo della specie (o magari valutare un’adozione multipla, non solo per festeggiare un’occasione speciale) e continuare a informarci sensibilizzando anche chi ci sta intorno sulle problematiche legate al clima.